Saluti del Segretario Generale (Ulisse) e del Comitato Centrale

(nuovo)Partito comunista italiano

Comitato Centrale

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3 agosto 2017

Saluto del (n)PCI alla Festa della Riscossa Popolare (Massa) in occasione della celebrazione il 12 agosto del Centenario della Rivoluzione d’Ottobre


Cari compagni,

anzitutto ringrazio i compagni del P.CARC che hanno dato al (nuovo) Partito comunista italiano la possibilità di portarvi il suo saluto. Il Centenario della vittoria della Rivoluzione d’Ottobre è l’occasione per fare il punto sulla rinascita del movimento comunista nel nostro paese e nel mondo. Il catastrofico corso delle cose in cui l’umanità intera è trascinata e di cui soffre in ogni campo, da quello economico, a quello politico, ecologico, intellettuale e morale, la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti è riuscita a imporlo al mondo grazie all’esaurimento dell’ondata rivoluzionaria che la vittoria dell’insurrezione del 7 novembre 1917 a Pietroburgo e la conseguente costruzione del socialismo in Unione Sovietica promossa dal movimento comunista diretto prima da Lenin e poi da Stalin, ha sollevato in tutto il mondo. L’esaurimento, che la grande Rivoluzione Culturale promossa da Mao Tse-tung nella Repubblica Popolare Cinese non è riuscita ad arrestare, è l’espressione della decadenza del movimento comunista. La rinascita del movimento comunista è il compito del momento: è stato il movimento comunista cosciente e organizzato impersonato dal Partito di Lenin e di Stalin che ha promosso nel mondo l’ondata rivoluzionaria; è la sua decadenza che ha permesso si dispiegasse l’opera di corruzione e di disgregazione dei primi paesi socialisti, dei partiti comunisti e di tutto il movimento rivoluzionario promossa da Kruscev, da Teng Hsiao-ping e dai loro soci e successori nella seconda parte del secolo scorso, opera che ha permesso alla borghesia di riprendere in mano la direzione dell’umanità, la direzione di cui oggi l’umanità soffre gli effetti, da un capo all’altro della Terra, in ogni campo.

Alcuni che pur si dicono comunisti oggi sostengono che alla base dell’attuale sanguinoso e doloroso corso delle cose non c’è più il capitalismo studiato, spiegato e descritto da Marx nella sua opera, Il capitale. Sostengono che con la mondializzazione, con la globalizzazione, con l’ingresso in forza nella politica internazionale di nuove potenze, con il grande sviluppo delle forze produttive creato dall’applicazione sistematica dell’intero patrimonio di conoscenze acquisito dalla specie umana alla produzione di beni e servizi e con la moltiplicazione illimitata della produzione di questi, è nato un nuovo modo di produzione. “Il mondo è completamente cambiato” è il loro ritornello. Questa tesi è sbagliata e dannosa. È la ripetizione della tesi avanzata già all’inizio del secolo scorso di fronte alla nascita dell’imperialismo da sociologi borghesi e ripresa nel movimento comunista stesso da Bukharin e altri, confutata da Lenin e smentita dall’esperienza dell’intero secolo. Questa tesi nasce dalla borghesia. Essa rifugge da ogni scienza della storia perché mostra la fine del suo dominio. Essa non vuole portare la responsabilità del passato. Questa tesi è la premessa per mettere da parte gli aspetti politici della concezione comunista: lotta di classe, ruolo speciale della classe operaia, compiti del partito comunista, instaurazione del socialismo. Nessuno è mai riuscito a dare una qualche coerente dimostrazione di simile tesi. L’unica cosa che hanno fatto, che sanno fare e che possono fare i ripetitori di questa tesi è fare narrazioni empiriche, mettere unilateralmente al centro dell’attenzione, isolandola e quindi dandone una rappresentazione deformata, l’una o l’altra delle tante cose nuove che certo ci sono e di cui noi comunisti dobbiamo tener accuratamente conto. Perché dire che l’attuale configurazione dei rapporti di produzione, dei rapporti politici e dell’intero sistema delle relazioni umane è una sovrastruttura del vecchio capitalismo non equivale a dire che “quindi non c’è niente di nuovo”, niente di importante, niente di cui dobbiamo tener accuratamente conto. La sovrastruttura non è un cappello o una maschera che uno si mette e si toglie a piacimento. È il piano superiore di una costruzione che cresce sulle stesse fondamenta. Chi vuole demolire l’edificio, ne deve tenere ben conto!

Siamo di fronte al capitalismo e alla sovrastruttura che ha dovuto e deve generare a seguito degli effetti prodotti dalla prima ondata della rivoluzione proletaria e del suo esaurimento e a causa della nuova crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale. L’umanità ha ancora bisogno di instaurare il socialismo, nei suoi tre aspetti base: politico, economico e sociale. Noi dobbiamo guidare le classi e i popoli oppressi a instaurarlo. Quindi occorre costruire il partito comunista capace di svolgere il suo compito di forza dirigente della classe operaia e delle masse popolari. La Rivoluzione d’Ottobre, la costruzione del socialismo in Unione Sovietica, l’esperienza della rivoluzione socialista abortita nel nostro e negli altri paesi imperialisti sono il campo di esperienze a cui noi dobbiamo attingere. L’aspetto principale dell’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria è proprio la mancata instaurazione del socialismo nei paesi imperialisti, quelli dove tutto il progresso che l’umanità può fare nell’ambito di rapporti sociali capitalisti è sostanzialmente compiuto. Che i partiti comunisti nati in Europa e negli USA sull’onda della vittoria della Rivoluzione d’Ottobre fossero ancora guidati da una concezione del mondo che li rendeva incapaci di instaurare il socialismo, Lenin e l’Internazionale Comunista lo avevano chiaramente detto già al tempo della Rivoluzione d’Ottobre e dei primi congressi. Nella sua Lettera ai comunisti tedeschi del 14 agosto 1921 Lenin lo spiega chiaramente, ma lo aveva già più in dettaglio spiegato nello scritto di ottobre 1916 Intorno a una caricatura del marxismo. Sono insegnamenti che Stalin ha più volte ripetuto e Zdanov li ripete ancora nel 1947 quando i partiti comunisti italiano e francese abbandonarono il compito di far avanzare la rivoluzione socialista nei rispettivi paesi. Gramsci fu il solo dei dirigenti dei partiti comunisti dei paesi imperialisti che fece suo il compito della trasformazione del Partito del quale l’Internazionale Comunista gli aveva affidato la direzione, compito che egli espone chiaramente nello scritto del febbraio 1926 Cinque anni di vita del partito e che proseguì con i Quaderni del carcere. Il Partito comunista avanza solo con la lotta della linea ispirata dalla concezione comunista del mondo contro la linea che riproduce nel partito l’influenza intellettuale e morale che la borghesia esercita sulle masse popolari.

Compagni, ancora oggi il nostro principale e immediato compito è elevare in tutti i compagni che vogliono porre fine al catastrofico corso delle cose la conoscenza e l’assimilazione della concezione comunista del mondo e la capacità di tradurla nelle situazioni particolari in cui operano e di applicarla concretamente. È indispensabile non solo per renderli capaci di prendere la direzione della classe operaia e delle masse popolari, ma anche solo perché persistano nel proprio proposito. Oggi si avvicinano a noi persone attratte dalla memoria dell’eroismo e delle conquiste del vecchio movimento comunista, persone generose dedite alle lotte rivendicative, persone affascinate dalle potenzialità delle masse popolari organizzate, persone curiose di capire dove va il mondo, persone afflitte dal male di vivere che vogliono sentirsi meglio. Noi dobbiamo accoglierli tutti ma a ognuno dobbiamo insegnare la scienza e l’arte di trasformare il mondo e far avanzare la rivoluzione socialista. Solo così diventa comunista. Il corso delle cose è oggi così catastrofico in ogni campo e le situazioni create dalla borghesia imperialista così gravi che chi si lascia andare alle impressioni che la sua esperienza diretta e le narrazioni, i suoni e le immagini diffuse dai mezzi di comunicazione di massa e da Internet suscitano di momento in momento in lui, o diventa cinico o si dispera. Ciò che caratterizza noi comunisti è che invece abbiamo un’analisi del corso delle cose, ne conosciamo la ragione e attuiamo una linea per venirne a capo. Proprio perché queste (analisi, causa e linea) le abbiamo ben ragionate e le abbiamo definite a ragion veduta, ognuno di noi agisce serenamente e attua al meglio delle sue capacità il compito che gli è assegnato nel piano d’azione del partito.

Molti sono nel mondo i focolai di compagni che già lottano per la rinascita del movimento comunista. Noi auguriamo a tutti voi di contribuirvi facendo proprio il patrimonio del marxismo-leninismo-maoismo.

Il futuro è del comunismo! Quanto più combatteremo con scienza e con arte, tanto più rapidamente avanzeremo verso la vittoria!

Compagno Ulisse, segretario generale del Comitato centrale del (n)PCI.